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TERRA-ACQUA-FUOCO. Alchimie elementari in Adriana Olivari

L’opera di Adriana Olivari si riconosce.
Le sue stilettate non sono affondi di fioretto, ma abili contraccolpi che imprimono il segno e lo sostanziano.
Le sue mani e le sue impronte sono le tracce lasciate nella terra cruda, conficcate e impastate nella materia che plasma gli oggetti e li crea.
L’artista, da anni segue un percorso armonico in dialogo con se stessa e l’universo, nelle sue opere è tangibile l’intima ricerca che porta alla trasformazione della conoscenza in pratica.
Savonese di nascita si diploma al liceo artistico ma poi sceglie una carriera dinamica nell’ambito delle discipline sportive. Il suo ritorno all’arte è in forma catartica, rinasce e crea la bellezza e la poesia di chi nella sofferenza, ha avuto il coraggio e la forza di essere viva. Adriana Olivari inizia con una serie di terre cotte che diventano presto un simbolo: le sfere colorate portatrici di luce, sono lampade innovative, tra le prime sculture a essere riconosciute come identità artistica di una donna che ha deciso il suo cammino. Le “palle” che portano incisi messaggi di amore sono un marchio e un must riconosciuto di grande successo, la lavorazione semplice ma di forte impatto visivo, orienta la produzione che negli anni si affina e si arricchisce di sfumature per nulla banali.
Il colore usato in ceramica è il simbolo stesso della trasformazione, la cottura altera, a volte stravolge, altre spacca l’oggetto e l’idea iniziale in un continuo divenire che ben si addicono alla personalità dell’artista.
La voglia di sperimentare è il marchio che contraddistingue diverse linee progettuali; le lampade Totem pensate e realizzate  in più passaggi sono una sfida lanciata e vinta. La difficoltà esecutiva di assembrare più pezzi evitando di farli esplodere durante la cottura, si esprime nella terra nera lavorata a piene mani, le dita infilate fino a formare anse sinuose nelle quali si addensano ossidi e smalti blu, restituiscono una scultura di 120 centimetri di altezza, alterità creativa. La Olivari infatti si fa notare, a Milano partecipa nel 2017 a Corso Como con una serie di terraglie che meritano tutta l’approvazione ricevuta. Piatti, bicchieri e ciotole in terra nera, rossa e gialla che per la versatilità d’uso soddisfano anche i clienti più esigenti. I dettagli delle confezioni e dei sacchetti di stoffa cuciti artigianalmente, ne elevano la qualità. Fiore all’occhiello è invece la collezione presentata a Torino per Paratissima XIII nella sezione design curata da Simona Cirelli e M. Azahara Hernando. Per “Golden ratio” firma nove pezzi esposti su una tavola mistica di notevole impatto emotivo. Ogni coccio è siglato con un numero e una parola incise nella terra che rimandano agli archetipi; tre cotture diverse per esaltare ramina e cristallina lucida, smalto e oro zecchino si alternano impreziositi da una pioggia dorata di piccole particelle disseminate sul desco. Raffinatezza e eleganza sono il focus di questo nuovo percorso, la ricerca si spinge oltre la conoscenza dei materiali, esaltando le capacità tecniche della lavorazione ma anche il processo di crescita interiore dell’artista.
Venezia, Torino, Genova e Milano in particolare riconoscono la bravura che l’artista negli anni è riuscita a consolidare posizionandosi sul mercato, creando quella rete di scambi che nel 2017 in occasione del “Competition for Designer”  gli vale la Menzione d’ Onore del Gruppo Romani e Cerasarda per il concorso internazionale isolano. Di ultima generazione è il timbro disegnato e creato dalla Olivari, che sarà caratterizzante di tutte le opere che usciranno dalla sua fucina. Il suo blog (https://adrianaolivari.wordpress.com/) costantemente aggiornato, è un ottimo resoconto delle sfaccettature tecniche del suo lavoro e del suo pensiero, e ci restituisce l’immagine di una donna che ha fatto del suo cammino artistico il senso pieno della sua esistenza.

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Simonetta Pavanello

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